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lunedì 30 marzo 2015

MIRTO PIANTA DELL'AMORE...................SIMBOLI




MIRTO PIANTA DELL'AMORE.....



Il mirto (o mortella) era una delle piante simboliche più importanti dell’antica Roma, e secondo Tito Livio l’Urbe era nata nel punto dove era spuntato l’arbusto.
Due le varietà di mirto: il rosso quello più diffuso è famoso per le sue bacche, il bianco apprezzato invece per i germogli. Elemento tipico della macchia mediterranea, era considerato una rappresentazione dell’amore per eccellenza, sia sacro che profano. Con una corona di mirto, simbolo dell’unione coniugale, chiamata “coniugalo” si adornava la sposa il giorno delle nozze.
Le donne che partecipavano alle feste in onore della Venere Mirtea se ne cingevano le braccia, il capo e le caviglie, ritenendolo un potente afrodisiaco in grado di sollecitare il desiderio e favorire gli incontri. Tra gli amanti c’era l’uso di cogliere rami di mirto al solstizio d’estate per stringere un patto di reciproca fedeltà.
Se il medico Discoride (I sec.) lo riteneva efficace contro molte malattie, i più ne evidenziavano le virtù aromatiche, considerandolo pregiato al pari delle essenze più preziose.
Poiché i poeti latini che avevano cantato l’amore erano stati incoronati con mirto, nel linguaggio poetico italiano il termine “mirto” divenne metafora di sentimento amoroso, come testimonia il Foscolo scrivendo “secco è il mirto” riferendosi ad un amore sopito.
Nell’antichità questo era anche un arbusto che identificava la supremazia, perché nel colonizzare i terreni scacciava ogni altra pianta. In riferimento alla sopra citata peculiarità, Plinio ricorda che in occasioni eccezionali il mirto sostituiva l’alloro nelle corone offerte ai comandanti vittoriosi.
L'impiego fitocosmetico della pianta risalirebbe invece al Medioevo, quando con “Acqua degli angeli” s'indicava il liquido distillato di fiori di mirto con cui venivano fatte abluzioni per conservare bellezza e amore.
Il profumo dell’arbusto risvegliava non solo l’eros ma anche la gola, e proprio in campo alimentare, prima dell’arrivo del pepe, le sue bacche erano molto diffuse come ingrediente di salse o per esaltare i sapori della carne, come ricorda lo stesso Apicio

Con il mirto o mortella i Romani aromatizzato inoltre un insaccato che si chiamava “myrtatum”.
L’uso massiccio del mirto arrivò fino al Medioevo, poi le sue qualità vennero dimentica, per tornare ad essere considerate dai contemporanei.
Oggi questo arbusto è reputato un eccellente antisettico, balsamico, disinfettante (oli essenziali), mentre le sue virtù aromatiche trovano esaltazione sulle carni cotte alla brace e nella preparazione del liquore.


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